Delle nuove misure sono state stanziate dal Governo per prevenire l’evasione fiscale: i negozianti furbetti sono avvisati!
Il decreto sul Pnrr, approvato nuovamente dal Governo nella giornata di ieri, giovedì 21 aprile, prevede delle nuove mosse per contrastare l’evasione fiscale in Italia. I negozianti furbetti non potranno più riuscire ad evadere il fisco facilmente: non solo coloro che non accetteranno pagamenti tramite bancomat e carte saranno sanzionati. Ma tutti gli incassi tramite Pos di bar, negozi, ristoranti e tutti gli altri esercizi commerciali, verranno trasmessi in modo diretto all’Agenzia delle Entrate. Il Fisco potrà dunque incrociare i dati con quelli dei registratori di cassa. Qualora gli scontrini battuti siano inferiori agli incassi di bancomat e carte, potranno scattare le verifiche.
Le misure
Sul fronte della lotta contro l’evasione fiscale, è stato confermato l’entrata in vigore in anticipo dal 30 giugno 2022 della doppia sanzione per gli esercenti i quali rifiutano i pagamenti elettronici. Coloro che rifiuteranno bancomat e carte, riceveranno una multa di 30 euro ad ogni operazione, oltre a ricevere una maggiorazione dell’operazione fiscale del 4%.
Un altra novità è legata alla mobilità dei dipendenti pubblici. Tale misura passerà tramite il portale della Pubblica amministrazione. Ma, all’interno della nuova versione, il decreto rivede determinati limiti che erano stati imposti per i distacchi e i comandi dei dipendenti pubblici presso altre amministrazioni.
Invece, per quanto riguarda le assunzioni a termine di esperti, che potranno essere portate avanti dai governatori, per seguire i progetti del Pnrr, si mette un determinato paletto alle spese che potranno essere sostenute dalle Regioni a questo fine. Si dovrà dunque tenere conto delle spese e dei crediti di dubbia esigibilità. Tali dati andranno ponderati per un coefficiente che considera la fascia demografica alla quale la Regione appartiene. Un altro punto è legato all’impiego dei pensionati pubblici. Si dà la possibilità di siglare contratti di consulenza anche con gli individui che si sono ritirati dal lavoro (ad oggi, tale pratica è vietata), ma a patto, stando all’ultima versione del decreto, che l’individuo abbia lasciato il proprio posto di lavoro da almeno due anni.